Descrizione
Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vaticana nel tempo fu sottoposta, vengono qui presentati due artigiani orefici che con le proprie botteghe, rispettivamente nel XV e nel XVI secolo, hanno operato a lungo (entrambi per circa trent’anni) al servizio del Capitolo Vaticano, eseguendo lavori originali e riparazioni di reliquiari e altri oggetti sacri.
Nell’Archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione della loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e modifiche a cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l’usura dovuta all’uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall’altro essa conduceva a nuovi continui interventi che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti che viene desunto dai tanti documenti esaminati. Artigiani anche di valore hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un artigianato minore che raramente assurge agli onori della cronaca e tanto meno a quelli della storia, ma che rivela forse più di altri eventi il contesto sociale di un’epoca.
Per quanto attiene alla Stauroteca oltre alla accurata descrizione della sua evoluzione strutturale è interessante anche la documentazione che riguarda la reliquia della Croce in essa contenuta, dalla quale furono estratte a più riprese, per volere del papa regnante, minuscole particelle da inserire nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.