Descrizione
La Stauroteca Maggiore Vaticana è una croce d’oro con due bracci trasversali di diversa lunghezza e contiene cinque frammenti del legno della Croce. Questi, come la maggior parte degli altri numerosi frammenti conservati in reliquari in ogni parte della cristianità, deriverebbero dalla Croce ritrovata (inventio Crucis) da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino intorno alla metà del IV secolo. È probabile che molti dei frammenti esistenti della “Vera Croce” nelle stauroteche siano delle contraffazioni, create dai mercanti viaggiatori nel Medioevo, età in cui avvenne un vasto commercio di reliquie. È però innegabile che fu grande la devozione alla Croce di Cristo sin dai primi secoli cristiani, per cui fu del tutto naturale ricercarne e conservarne con cura, in teche preziose, ogni frammento: anche se l’autenticità delle singole reliquie delle stauroteche non può venir dimostrata, esse offrono a noi oggi la testimonianza di tale devozione.
L’origine costantinopolitana, la tecnica di realizzazione e il restauro, di Sante Guido
La Stauroteca Maggiore Vaticana rappresenta una preziosa testimonianza della raffinata tecnica orafa nella Bisanzio imperiale dei secoli a cavallo dell’anno 1000. L’opera viene analizzata nei suoi più minuti particolari e nelle sue caratteristiche tecniche di realizzazione. Nei secoli venne privata di alcuni elementi decorativi quali le pietre o le perle che ne impreziosivano i terminali sostituiti nel XVI secolo con altri manufatti di estrema raffinatezza.
Un excursus sulle stauroteche della prima e della media età bizantina permette di inquadrare l’opera in esame. Si avvicinano per tipologia e tecnologia in modo più che rilevante alla Stautoreca Maggiore Vaticana alcune opere che denunciano una comune ispirazione culturale e permettono di stabilire una relazione temporale che autorizza a restringerne la datazione alla fine del X secolo. Inoltre, grazie allo smontaggio dei manufatti e all’analisi della tecnica d’esecuzione dei raffinati motivi decorativi e ad alcuni raffronti con altre opere coeve, è possibile ipotizzare con più precisione una datazione che coincide con il regno dell’imperatore Romano II (959-963).
Vengono illustrati tutti passaggi necessari al restauro della stauroteca. In particolare lo smontaggio ha permesso di verificare forma, dimensioni e tecnica di realizzazione dei vari elementi che compongono un articolato assemblaggio di una ventina di frammenti realizzati in fusioni in oro quasi puro e con un peso complessivo di 756 grammi. Le stesse operazioni hanno interessato anche la teca realizzata da Filippo Borgognoni nel 1837.
La “Croce Patriarcale” a Maastricht. Vicende storiche, di A.F.W. Bosman
La Stauroteca presenta una lunga iscrizione in caratteri greci che inneggia al valore della reliquia in essa contenuta: cinque grandi frammenti del Santo Legno della Croce del Cristo. Il testo cita il nome del donatore, l’imperatore Romano, senza precisare a quale dei numerosi membri della dinastia medio bizantina si riferisca. Dell’opera anche detta Stauroteca di Maaastricht, dal luogo ove giunse nei primi del XIII secolo e ove venne conservata sino ai primi anni del XIX secolo, vengono indagate le possibili vicende e i protagonisti del suo arrivo in nord Europoa e del suo trasferimento in Vaticano nel 1837.