Descrizione
La Dalmatica: le sue iscrizioni e raffigurazioni, di Dario Rezza
Al di là delle ipotesi formulate sull’origine e l’uso di questo reperto per l’incoronazione dell’imperatore, si è preferito indicarlo come Dalmatica imperiale, sostituendo il tradizionale, ma privo di fondamento, nome di “Dalmatica di Carlo Magno”. Per la sua sontuosità essa merita infatti di essere considerata il prototipo di qualsiasi dalmatica sia stata usata nelle incoronazioni imperiali. Inoltre nelle schiera degli eletti ai piedi del Cristo, tra tre apostoli c’è anche Costantino, l’imperatore cristiano per eccellenza, definito isoapostolo.
Contemplate le due ipotesi sull’origine della Dalmatica e sul suo uso, quale veste liturgica vescovile o imperiale, viene messo in risalto il significato eucaristico e la valenza escatologica dei ricami che impreziosiscono l’indumento.
Le immagini della Dalmatica sono presentate sia nelle foto attuali sia nell’accurato disegno del 1842. L’architetto tedesco Sulpiz Boisserée (1783-1854), attivo ed entusiasta revivalista gotico, suggerisce di leggerle quale commento visivo di un antico tropo cantato nelle messe in rito greco. “Tu sei ogni salvezza e ogni dolcezza, il desiderio di ogni insaziabile appetito, o bellezza insuperabile. Fa’ che per la tua virtù possiamo essere degni di venire nelle altezze della tua divina bellezza”.
In un’antica preghiera nella liturgia dell’ordinazione diaconale la dalmatica viene chiamata “indumento salutare, veste di allegrezza e di giustizia”.
Il tessuto della Dalmatica è di ormesino (preziosa seta persiana di Ormuz) con ricami in fili policromi d’oro e d’argento, ornato di girali fitomorfi, che appaiono un po’ consunti dal tempo. L’ultimo restauro è stato fatto nel 1977.