Descrizione
In molte chiese, sul culmine del campanile, ad iniziare dal IX secolo, svettava un gallo che, mosso dal vento, ne segnalava la direzione. È del tutto improbabile però che il gallo bronzeo dorato presente nel Museo Tesoro della Basilica Vaticana abbia svolto in passato la funzione di anemoscopio. Il suo considerevole peso non gli avrebbe consentito di svolgere tale ruolo di segnavento.
Ma la sua immagine conserva da secoli nella Basilica Vaticana i valori simbolici legati alla sua figura, che sant’Ambrogio riassume così: “Gallus iacentes excitat et somnolentes increpat, gallus negantes arguit, gallo canente spes redit”.
Il Gallo vaticano “grande di metallo indorato antichissimo”, di Sante Guido
Grazie ad una attenta ricostruzione della tradizione documentaria e letteraria sulla collocazione del Gallo vaticano sul campanile della costantiniana Basilica di San Pietro e sulla sua datazione all’VIII-IX secolo, con l’ausilio di un ricco repertorio di rappresentazioni iconografiche di Roma, della Basilica e del suo campanile, l’autore fa ricorso alle proprie osservazioni in sede di restauro per mettere in dubbio sia l’uso dell’opera quale anemoscopio sia la datazione indicata, e per avanzare una proposta alternativa ai secc. XIV-XV oppure, come in altri casi risalenti allo stesso periodo, una provenienza quale donazione alla Basilica.
Note d’archivio sul Gallo di bronzo della Basilica Vaticana, di Alexis Gauvain
A complemento delle riflessioni sull’ipotesi di datazione del Gallo e delle osservazioni critiche sulla tradizione letteraria riguardo alla sua pretesa collocazione sul campanile della Basilica costantiniana, esposte da Sante Guido in altra parte della presente pubblicazione, l’autore contestualizza le fonti d’archivio riguardanti il Gallo stesso, riassumendo sinteticamente, sulla base della documentazione superstite, gli spostamenti e gli interventi di restauro a cui esso è stato sottoposto dal tardo Cinquecento ad oggi.
L’intervento di restauro conservativo, di Sante Guido e Giuseppe Mantella
Il lento e delicato intervento di restauro è stato l’occasione per identificare ed analizzare la tecnica di esecuzione dell’opera. Le operazioni hanno permesso di recuperare la doratura originale sotto vari strati di sovrapposizioni, recuperando i valori plastici dell’opera scultorea e di datare tali strati in base alla documentazione archivistica. Grazie alle più moderne strumentazioni è stato possibile, seguendo passo passo le operazioni di restauro, analizzare e identificare i materiali usati nei vari interventi di manutenzione del Gallo ed identificare l’originale tecnica di doratura a foglia.