Descrizione
Il Capitolo canonicale della Basilica Vaticana, oltre alle offerte raccolte nella giornata stabilita per una speciale colletta per il terremoto dell’Aquila del 2009, dati secolari rapporti che lo legano a diverse chiese aquilane, le cui memorie sono custodite nel nostro Archivio, si è sentito in dovere di sponsorizzare una determinata opera di restauro. Ci è stata affidata la Croce della ‘basilica’ di Sant’Eusanio Forconese, antica parrocchiale già distrutta da un altro terremoto di metà Quattrocento e poi ricostruita.
Le chiese aquilane e il Capitolo di San Pietro in Vaticano: primi risultati di una ricerca in corso, di Mirko Stocchi
Le ricerche intraprese nell’ambito del progetto Archivum Sancti Petri hanno portato alla luce nuovi e sorprendenti dati circa i rapporti – già parzialmente noti alla storiografia, ma non ancora fatti oggetto di una indagine specifica – instauratisi a partire dagli anni Venti del Trecento tra il Capitolo dei canonici di San Pietro in Vaticano e alcuni istituti ecclesiastici della città dell’Aquila e dei suoi immediati dintorni. La riscoperta presso l’Archivio capitolare vaticano della copia d’importanti documenti ritenuti sinora perduti consente oggi di chiarire meglio i fattori all’origine di tali rapporti, permettendo al tempo stesso di identificare, anche nel caso aquilano, la presenza di dinamiche istituzionali già attestate negli stessi anni in altre regioni dell’Italia centrale.
La croce di Sant’Eusanio. La scoperta di un capolavoro poco noto dell’arte orafa abruzzese, di Sante Guido
L’analisi della Croce di Sant’Eusanio nelle sue diverse componenti e del contesto in cui operava il suo autore, permette di riconoscere in Amico di Antonio di Notar Amico, come riportato in un’iscrizione sul verso dell’opera: HOC OPUS/FECIT AMICUS AN/TONII NOTARII AMI/CI DE SULMONA, il migliore orafo sbalzatore della scuola di Sulmona, in centro Italia. Questi venne offuscato nella fama dalla celebre personalità di Nicola da Guardiagrele, sommo maestro dell’arte abruzzese, che tuttavia apprese la qualità tecnica dello sbalzo e le infinite possibilità compositive, proprio dal magistrale esecutore della croce di Sant’Eusanio.
Tale opera, nota solo agli studiosi della materia, meriterebbe una maggiore considerazione, in quanto appare l’esempio più alto, meglio riuscito e rappresentativo dell’intera produzione orafa tre-quattrocentesca del centro aprutino. L’eccezionalità della Croce di sant’Eusanio, rispetto agli esempi coevi, è dimostrata dalle dimensioni monumentali, dal ricchissimo repertorio decorativo con nuove soluzioni iconografi che e dalla mirabile tecnica sbalzatoria.
L’opera è costituita da una struttura lignea a croce latina interamente rivestita da lamine d’argento dorato, lavorata a sbalzo e decorazioni a smalti policromi, su di un complesso nodo a tre ordini in lamina di rame traforato e dorato. Per ragioni stilistiche e storiche si propone una datazione ai primissimi anni del XV secolo, sebbene la tipologia della sigla “SUL” del punzone sia databile tra 1406 e 1429.