Breve profilo storico dell’Archivio e della Biblioteca capitolare di S. Pietro, di Mirko Stocchi.
Il 15 ottobre 1940, il cardinale Federico Tedeschini, arciprete di S. Pietro, e il cardinale bibliotecario di S.R.C. Giovanni Mercati stipularono un accordo che portò al trasferimento di gran parte dell’Archivio e di tutti i codici della Biblioteca capitolare dal Palazzo della Canonica alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Tale trasferimento, pensato in verità inizialmente solo in termini di custodia temporanea e revocabile, venne acquisendo sempre più con il passare del tempo i connotati del deposito permanente. All’origine di tale evoluzione vi fu senza dubbio il sempre maggior interesse riscosso presso gli studiosi di tutto il mondo da un patrimonio archivistico e librario, quello del Capitolo Vaticano, per lungo tempo misconosciuto, ma di cui oggi si è finalmente e definitivamente riscoperta tutta l’importanza.
Secondo un’antica e consolidata tradizione storiografica il Capitolo della Patriarcale basilica di S. Pietro in Vaticano fu istituito da s. Leone IX (Brunone dei conti di Egisheim-Dagsburg, 1409-1054) nell’anno 1053. C’è da credere che, ben presto, le esigenze dettate dalla quotidiana necessità di ottemperare ai compiti loro affidati dai sommi pontefici nel governo della basilica, spingessero i canonici a raccogliere e a conservare, in modo ordinato ed in un locale apposito, i molti documenti da essi ricevuti e prodotti. Sebbene non ci sia dato sapere esattamente quando ciò avvenisse, quella remota iniziativa costituì l’atto di nascita dell’Archivio capitolare di S. Pietro.
In quegli stessi anni, la necessità di dotarsi dei libri sacri, indispensabili all’assolvimento della complessa liturgia già allora in vigore nella basilica petriana, oltre che, naturalmente, dei testi “classici” della cultura del tempo, portò anche alla formazione presso il Capitolo di una ben fornita biblioteca, ricca di preziosi codici manoscritti, che, secondo una prassi consueta in età medioevale, trovò collocazione nei medesimi ambienti che ospitavano i documenti dell’Archivio.
Verso la fine del XIV, data a cui risale il più antico inventario capitolare giunto sino a noi, i numerosissimi documenti già allora posseduti dai canonici e i libri della loro biblioteca erano collocati in ambienti prossimi all’antica Sagrestia della basilica, a poca distanza cioè dagli oggetti preziosi che formavano il ben noto Thesaurus di S. Pietro. Fu quasi certamente in quegli stessi luoghi che, all’indomani della proclamazione solenne del primo annus jubilaeus, il 22 febbraio dell’anno 1300, venne depositata la celebre bolla d’indizione (Antiquorum habet fida relatio) donata da Bonifacio VII (Benedetto Caetani, 1295-1303) al Capitolo subito dopo la solenne lettura tenutasi in S. Pietro, e che oggi si conserva presso il Museo del Tesoro della Basilica.
Nel corso dei secoli che seguirono il patrimonio di libri e documenti del Capitolo della Basilica Vaticana si andò sempre più incrementando, anche grazie a generose donazioni. Nel 1438, per esempio, tra i beni lasciati al cardinale “umanista” Giordano Orsini alla Basilica nelle sue disposizioni testamentarie, per il valore complessivo di circa ottomila ducati d’oro, figurano gli oltre duecento codici manoscritti della sua imponente biblioteca.
Non mancarono tuttavia nel contempo eventi nefasti, che portarono talvolta alla perdita irreparabile di importanti cimeli. Così, nel 1527, le truppe dei Lanzichenecchi divenuti celebri per essere stati i principali artefici del tristemente noto “Sacco di Roma”, irruppero all’interno della Basilica e da lì passarono nella Sagrestia, per impossessarsi degli oggetti preziosi ivi conservati e per dar sfogo alla loro furia distruttrice. Le lame delle loro spade non risparmiarono in quell’occasione neppure le antiche carte ed i libri, di cui qualcuno porta ancora i segni del loro funesto passaggio.
Furono poi le alterne e speso controverse vicende della costruzione della nuova, grandiosa basilica rinascimentale di S. Pietro a costringere i canonici a cambiare più volte di posto ai libri e ai documenti da loro posseduti. Finché, nel 1782, al termine dei lavori per la costruzione della nuova Sagrestia Vaticana decisa dalla magnanimità di Pio VI (Giannangelo Braschi, 1775-1799), archivio e biblioteca capitolare poterono finalmente trovare un’adeguata e durevole sistemazione all’interno delle eleganti e comode sale poste al primo piano dell’edificio ideato dall’architetto Carlo Marchionni.
(testo tratto da L’Archivio del Capitolo di San Pietro in Vaticano. Restauro e conservazione digitale, a cura di M. Stocchi, Bollettino d’Archivio 1, Edizioni Capitolo Vaticano, Città del Vaticano 2008)