Descrizione
Per la prima volta viene qui offerto un quadro storico del complesso di beni fondiari extraurbani della Basilica Vaticana dall’età Costantiniana ai primi anni dell’epoca postunitaria, amministrati a partire dall’XI secolo dal Capitolo di San Pietro.
Il vastissimo patrimonio di San Pietro, si costituì e si consolidò in massima parte attraverso concessioni pontificie, donazioni di facoltosi benefattori, ma anche attraverso una consapevole politica di acquisizioni, oculatamente condotta dai canonici. La maggior parte delle proprietà facevano parte di una massa comune (la mensa capitolare), mentre altre venivano gestite da uffici specifici o organismi subalterni ai quali erano state assegnate come dotazione particolare, a garanzia della loro piena libera capacità operativa. Per questo motivo si è ritenuto necessario illustrare l’evoluzione dei sistemi gestionali adottati tanto dai contabili del Capitolo, quanto da quello di detti uffici subalterni.
Ad una prima sezione dedicata all’evoluzione del patrimonio capitolare considerato nel suo complesso fa seguito una ponderosa disamina, articolata in oltre 150 schede, della specifica storia delle singole proprietà individuate. Ciascuna scheda è corredata da un indispensabile supporto cartografico che ne consenta l’individuazione sul territorio col miglior grado di approssimazione possibile.
In appendice vengono poi forniti infine i necessari ragguagli sui sistemi monetari e sulle unità di misura adottate in area romana prima dell’adozione del Sistema metrico decimale. Riguardo a quest’ultimo tema l’autore propone alcune originali riflessioni sui rapporti reciproci fra più sistemi di misurazione differenti utili a spiegarne non solo i meccanismi, ma lo stesso processo genetico.
Va sottolineato l’interesse che presenta l’esame delle modalità amministrative del Capitolo, intese come risposta al variare dei sistemi legislativi nei quali i canonici si sono trovati ad operare. Anche la storia di famiglie eminenti, di singole personalità, di soggetti istituzionali – quali i sovrani di Napoli e diverse diocesi dell’Italia centrale, che ebbero rapporti economico-giuridici col Capitolo – acquistano da questo lavoro un’ulteriore fonte di cui giovarsi. Non è poi trascurabile l’interesse di questo studio come approfondimento delle conoscenze sulla Campagna romana e sui suoi modi di sfruttamento. È opportuno ricordare che il settore economico fa parte di un più ampio discorso che ha per oggetto il culto e il servizio nella Basilica Vaticana. È a tale scopo che i canonici, senza alcun detrimento del loro impegno liturgico quotidiano e della cura spirituale dei fedeli, si sono assunti il pesante impegno di occuparsi in prima persona di gravose incombenze economiche.
Dall’inizio del Cinquecento parte di tale attività è stata assunta dalla Fabbrica di San Pietro, dalla quale oggi dipende la cura materiale della Basilica. Una speciale convenzione del 1928 regola attualmente le competenze e le spettanze della Fabbrica e del Capitolo. Ormai, dopo le leggi Siccardi del 1850 e quelle eversive dell’Asse ecclesiastico del 1866, estese anche a Roma nel 1873, il quadro patrimoniale e amministrativo del Capitolo Vaticano è del tutto mutato. Oggi non si può più parlare di amministrazione di un patrimonio, ma soltanto di offerte dei fedeli e generosità di donatori, che sopperiscono, per quanto è possibile, alle necessità di culto e manutenzione della Basilica.